Le emozioni di un isolamento da virus
L’esperienza che abbiamo vissuto e stiamo in parte ancora vivendo è stata difficile. Varie fasi hanno caratterizzato il nostro stato d’animo, da un’iniziale senso di sicurezza e protezione garantite dalle nostre case a nervosismo, “senso di prigionia”, tensione fisica ed emotiva che hanno dato il via a discussioni, tensioni, confronti accesi, anche sui social. Di sicuro l’emozione che tutti abbiamo provato è stata la paura, una paura nuova, strana. La paura di un nemico invisibile ma molto aggressivo. Ci ha colto all’improvviso, con grande forza e senza che ne fossimo preparati. Un trauma. Un grande trauma collettivo. Ora sembra essere tornato tutto alla normalità. Ma abbiamo regole, mascherine, gel, divieto di assembramenti. E ci facciamo costantemente molte domande sul futuro, prossimo e più a lungo termine. Abbiamo vissuto e stiamo vivendo cambiamenti importanti. Qualcuno anche molto doloroso: lutti, perdite di lavoro, solitudini forzate, distanziamento obbligatorio dagli affetti più cari. La tecnologia ci ha in parte aiutato, abbiamo avuto schermi che ci hanno fatto da schermo, vicini anche se lontani. Ci siamo riempiti gli occhi e il cuore di slogan. Abbiamo sperimentato ansia, angoscia, preoccupazione, insonnia, inappetenza, agitazione, tristezza. Ci siamo sentiti spesso su un’altalena, su e giù tra realismo e fiducia. Leggere articoli o ascoltare le notizie a un certo punto è diventato quasi inutile.
In mezzo alla confusione e all’incertezza, ora più che mai, credo che valgano tre aspetti:
sentire le proprie emozioni, nominarle e poterle vivere, anche quelle più spaventose
accettare il proprio funzionamento senza giudicarlo né giusto né sbagliato
elaborare cambiamenti in relazione ai propri bisogni
E ricordiamoci sempre che da vicino nessuno è normale.