“Da vicino, nessuno è normale”
Basaglia ci ha regalato, oltre al suo illuminato lavoro, che, se non conoscete, vi invito ad approfondire, questa meravigliosa frase.
La normalità è un’illusione, un prodotto linguistico della società che però non ci ha fatto per niente bene. Si sente spesso dire “questo è normale”, “le persone normali”, “un comportamento normale”. Quando sento questo aggettivo storco il naso, mi fermo e fermo chi la dice, perché è importante intenderci su questo concetto, confrontarci e provare a vederlo da vicino. Sì, proprio da vicino, come le persone.
Se cerchiamo su un qualsiasi dizionario il significato di normale, scopriamo molte cose interessanti.
E’ un termine che si utilizza in diversi campi e, di conseguenza, assume significati differenti. Vediamo insieme cosa riporta la Treccani:
Normale agg. [dal lat. normalis «perpendicolare», der. di norma (v. norma)]
Perpendicolare? ma davvero? Leggiamo insieme!
– Perpendicolare (sign. direttamente connesso a quello etimologico di norma «squadra»): retta n. ad altra retta, a un piano, ecc.; retta n. a una curva in un punto, la retta perpendicolare alla tangente alla curva nel punto e passante per esso.
Wow! Addirittura un concetto geometrico. Nella mia esperienza non ho mai sentito nessuno usarlo con questa accezione, però esiste, teniamone conto. Proseguiamo!
– Che segue la norma, conforme alla norma, quindi consueto, ordinario, regolare , e sim.: fare uso n. di qualche cosa ; ritornare alle condizioni n. di salute; polso n.; temperatura .; un uomo perfettamente n., con allusione a condizioni e funzioni fisiche o psichiche (con quest’ultimo sign., spesso per litote in espressioni negative: non mi sembra un uomo n. o del tutto n., e sim.);
Ecco, questo mi sembra il significato più comune, il modo in cui attribuiamo caratteristiche a un concetto, a un oggetto o a una persona. Quando qualcosa segue le regole comuni, è consueto, è regolare, lo definiamo normale. Che questo possa attribuirsi a una persona mi pare illusorio, ma procediamo.
– Con sign. specifici in varie scienze e discipline:
a. In botanica, sono detti normali, con riguardo all’origine, gli organi che (diversamente da quelli avventizî) si formano in punti prestabiliti: così le foglie in corrispondenza dei nodi del fusto, le gemme all’apice del fusto o all’ascella delle foglie.
b. In economia, valore n. o naturale dei beni, secondo la scuola classica, quello che tende a lungo andare a stabilirsi sul mercato, in contrapp. al valore corrente che si forma nei singoli momenti per il gioco della domanda e dell’offerta.
c. In elettrotecnica, di elemento circuitale le cui caratteristiche siano costanti nel tempo.
d. In fisica, condizioni n. di un gas, per convenzione, quelle di un gas che si trova alla temperatura di 0 °C e alla pressione di 1 atmosfera; pressione n., convenzionalmente, quella di 1 atmosfera (equivalente a 1013,25 ettopascal o millibar), valore prossimo al valore medio della pressione atmosferica al livello del mare.
Vi pare che questi significati possano essere applicati a una persona? Una persona può essere regolare? Stabilita? Stabile? Costante? Un campione da cui copiare? A mio parere una persona è esattamente il contrario di tutto questo, per quanto possa essere difficile accettarlo. Ma proseguiamo, perché ora arriva davvero il meglio.
e. In matematica, forma n. di un’equazione, una delle infinite forme equivalenti che essa può assumere , definita caso per caso secondo opportuni criteri di semplicità e di utilità che permettono, per es., di rendere immediati determinati calcoli.
Ah, quindi normale sarebbe una delle tante forme? Già meglio direi, anche se è una normalità definita per caso secondo criteri opportuni: definita da chi? Opportuni perché? Gli interrogativi sorgono spontanei direi. Ma chiudiamo in bellezza!
h. In statistica, distribuzione n., la distribuzione (di probabilità o di frequenza) che gioca un ruolo fondamentale nel calcolo delle probabilità e nelle sue applicazioni: ha una caratteristica forma a campana ed è detta anche distribuzione di Gauss o degli errori (perché il suo studio ebbe inizio dalla considerazione degli errori di misurazione).
Ecco! Questo significato credo abbia molto influenzato il linguaggio che definisce le persone. In statistica, un valore normale è quello presente più volte in una serie di valori. Cioè, la maggioranza, giusto? Così, i comportamenti che esprime la maggioranza delle persone sono normali. Le emozioni che prova la maggioranza delle persone sono normali.
Posso dirvi che non mi piace? Non trovate che escluda quantomeno la minoranza? Il linguaggio deve essere inclusivo, non esclusivo. Come possiamo costruire buone relazioni se non includiamo gli altri? Come possiamo stare bene se non includiamo aspetti di noi che vengono definiti anormali? Quante lotte dobbiamo affrontare nel corso della vita per sentirci semplicemente noi? Non meglio, non peggio, né normali nè anormali, ma di sicuro diversi?
Forse varrebbe la pena usare il termine naturale per descrivere qualcosa che è in linea con la nostra e altrui natura. E sarebbe bello avere bisogno di distinguerci con consapevolezza e non conformarci alla cieca. L’appartenenza a una maggioranza che non ci rappresenta nel profondo non ci serve. Per questo motivo lavoro con passione con le persone per aiutarle a trovare i loro aspetti unici, diversi, specifici.
Affrontiamo insieme l’ansia, la loro ansia, perché il loro modo di provarla è diverso da quello di chiunque altro. Oppure descriviamo insieme e, a volte, viviamo insieme gli attacchi di panico, nel modo unico e particolare in cui li vive quella persona, con i significati unici e individuali in quella specifica fase della sua vita. Parliamo della depressione, di come non serva dire che non è normale, perchè a volte accadono eventi deprimenti nella vita e ognuno ha vissuto i propri, piccoli, grandi, in solitudine o con il sostegno di qualcuno.
Certo, sarebbe più facile per tutti, per noi psicoterapeuti e per le persone con cui abbiamo il privilegio di lavorare, ricorrere a un manuale di istruzioni valido per tutti. Molto più semplice. È naturale voler ridurre la complessità, ma è un tentativo fallimentare a priori. Non è possibile. Non siamo macchine, che poi pare, nella moderna fantascienza, possano comunque a un certo punto decidere di abbandonare il protocollo!
Spero di avervi convinti, spero potrete usare più spesso la parola naturale, spero potrete rinunciare a categorizzare tutto come giusto o sbagliato. Spero troverete tutti, da soli o con un percorso terapeutico, la vostra unicità, la vostra soggettività, e la facciate camminare libera nel mondo.