La famiglia è l’unica cosa più complicata dell’amore. Ricordo di avere letto questa frase tempo fa e di aver sorriso, molto.
I rapporti familiari sono complessi, in particolare l’esperienza di essere figli e genitori. Ci sono varie situazioni che mi capita di incontrare nella pratica terapeutica e che vorrei esplorare in questo articolo, soprattutto quando i figli diventano adulti.
Crescere in una grande città come Milano, una tra le tante, è una grande opportunità. Ma diventare indipendenti può essere molto difficile: uscire di casa, averne una propria da gestire in autonomia, avere i mezzi per farlo, economici certo, ma anche psicologici. È un po’ come se si volesse rimanere figli per sempre, mantenendo quel legame di dipendenza che sembra garantire affetto e vicinanza. La separazione può essere problematica, la solitudine è dietro l’angolo, ma può diventare anche una vera e propria liberazione.
A volte i figli si sentono responsabili del benessere emotivo dei loro genitori, mentono per non deluderli, mantengono una dipendenza economica e permettono a madre e padre di occuparsi di alcuni doveri per conto loro, reclamando però il bisogno di non essere controllati. A volte i genitori chiedono ai figli una presenza sostitutiva di altre figure, pretendono aggiornamenti, coinvolgimento nelle scelte e condivisione di esperienze, offrono il loro supporto, però sottolineano quanto questi figli non riescano a cavarsela da soli. Tante ambivalenze e bisogni contrastanti si incontrano e si sovrappongono. Ricatti affettivi, sensi di colpa e paura dell’abbandono sono solo alcuni dei temi che si evidenziano in queste situazioni invischianti.
Ma come fare? Come creare quella giusta distanza?
Non esistono istruzioni valide per tutti, ma qualche considerazioni può essere utile.
Credo che i figli possano imparare a svincolarsi dal giudizio dei genitori mettendo confini ai contenuti che condividono: meno racconti meno possibili critiche. Semplice ma efficace! Inoltre è utile, oltre a uscire di casa, anche uscire dal ruolo di figli a cui è tutto dovuto, per esempio evitando di appoggiarsi ai genitori per lo svolgimento di faccende domestiche o incombenze per la casa. Creare un rapporto tra adulti significa anche imparare a limitare le situazioni di scontro, anche attraverso un dialogo paritario. A volte è più semplice assecondare un bisogno piccolo che imporre a tutti i costi la propria volontà: meglio stare bene o avere ragione?
Ai genitori mi sento di dire di lasciare che i figli trovino il loro modo di vivere la vita. Non sono una loro proprietà o una loro estensione, ma individui liberi, separati e autonomi. Dopo il distacco il genitore deve comprendere che il figlio ha ottenuto la sua libertà, anche di sbagliare. Proteggerli da ogni possibile errore, sconfitta o delusione non è fare il loro bene. Ciò che conta è esserci nel momento di difficoltà, limitando il giudizio o la critica. Ascoltare senza parlare è il miglior modo di aiutare! Qualche volta basterebbe ricordarsi di quando loro sono stati figli.